Esclusiva Zerbo: «Palermo, mi hai tradito. Speravo in un futuro migliore, ma sogno ancora la A»
Tra gli elementi più promettenti del vivaio rosanero degli ultimi anni ce n’è sicuramente uno che, al momento del suo esordio in prima squadra con la maglia del Palermo, immaginava un futuro rosanero da protagonista. E’ il 15 dicembre 2010, la squadra allenata da Delio Rossi parte verso la Svizzera per disputare la partita di Europa League contro il Losanna e tra i convocati c’è anche un ragazzo di appena sedici anni: è Gabriele Zerbo, che a sorpresa poi debutterà in grande stile davanti al pubblico dello “Stade Olympique de la Pontaise”. Un piccolo scampolo di gara dove però il palermitano mette subito in mostra tutte le sue qualità . Sarà la prima ed ultima sua apparizione nel Palermo, inspiegabilmente aggiungeremmo. Oggi Zerbo gioca nella Paganese ma non ha smesso di coltivare il suo sogno, quello di giocare un giorno in serie A, quella serie A che gli è stata negata quando il mondo pareva cadergli ai piedi. Del passato rosanero, del presente e del futuro Gabriele ne ha parlato in un’intervista a RaccontiRosanero.it.
Gabriele, partiamo subito dal punto più alto della tua esperienza al Palermo, il giorno dell’esordio in Europa League. Che emozioni hai provato?
«Le emozioni di quella esperienza sono sicuramente incredibili. Ero un ragazzino sedicenne, a quell’età avrei dovuto giocare con gli Allievi Regionali e invece mi alternavo tra Allievi Nazionali e Primavera. Da una settimana mister Rossi mi aveva chiamato ad allenarmi in prima squadra perché c’erano alcune defezioni nel reparto offensivo e a sorpresa mi ha convocato per la partita contro il Losanna. Ero veramente entusiasta, avrei partecipato ad una trasferta europea di Europa League al fianco di campioni come Miccoli, Pastore, Ilicic. Ma sinceramente non mi aspettavo di esordire, pensavo di andarmi a sedere in tribuna e assistere ad una bella partita. Tra l’altro assieme a me partirono anche Prestia, Ardizzone e Gattuso, tutti più grandi di me (il primo del ’93 e gli altri due del ’92). Invece venni portato in panchina, e ad un quarto d’ora dalla fine Rossi mi chiese se me la sentivo di giocare ed io ovviamente risposi positivamente. Mi andai subito a riscaldare ed entrai in campo: un tunnel, una veronica al capitano avversario e una punizione conquistata dal limite. Non c’era tempo per l’emozione, credo sia stato un esordio che tutti i ragazzi sognano».
Poi però da lì non hai più avuto spazio al Palermo…
«Purtroppo, e lo dico con enorme rammarico, non c’è spazio per i palermitani in rosanero. Personalmente mi sono sentito tradito dal Palermo. Ho trascorso dei bellissimi anni nel settore giovanile, giocando sempre sotto età e giocando titolare in Primavera addirittura due anni più piccolo rispetto ai compagni. Allenarmi a fianco di giocatori del calibro di quelli che componevano la prima squadra della stagione 2010/11 e debuttare in prima squadra, non lo nascondo, mi aveva fatto creare enormi aspettative sul mio futuro. Si parlava benissimo di me e anche in società avevano una bella opinione delle mie qualità . Tante squadre mi avevano cercato, ma per amore per la maglia ho deciso di rimanere al Palermo. Lo stesso Zamparini inizialmente ha voluto fortemente la mia permanenza perché credeva in me. Tuttavia, a Palermo si preferisce puntare più sugli stranieri, sui paraguaiani o gli argentini dalle dubbie qualità tecniche. Puoi essere anche un campione, ma se sei palermitano non hai chance. Su di noi non c’è alcun investimento economico, sugli stranieri sì e dunque la società punta a far fruttare quel capitale investito. E così, anche io come tutti gli altri son finito per andare a giocare in Lega Pro. Lo scorso anno mi è scaduto anche il contratto e sono andato via a parametro zero. Giocare nel Palermo era il mio sogno e mi è stato tolto».
Da lì il trasferimento in serie A rumena, al Concordia…
«Quella rumena è stata un’esperienza molto sfortunata. Per via di un infortunio sono stato fuori praticamente sei mesi e alla fine ho accumulato solamente tre presenze. Tuttavia il mio trasferimento al Concordia è stata la dimostrazione di come qualcuno ancora credesse nelle mie qualità . Il Palermo stesso è rimasto stupido di questo mio viaggio in Romania, io però dovevo pensare al mio futuro e loro mi avevano fatto scappare via facendomi svincolare. Poteva essere una grande opportunità per la mia carriera ma purtroppo è andata così».
Oggi invece giochi alla Paganese. Che stagione è stata per te quest’ultima appena conclusa?
«Alla Paganese mi sono sentito come a casa. Tra l’altro questa è stata per me la prima volta nel girone Sud di Lega Pro e anche se qualitativamente parlando è un po’ più basso rispetto agli altri, è sicuramente più combattuto e agguerrito per le tante piazze calde che sostengono le società . Qui tengono tanto alla squadra, un ambiente che ho apprezzato tanto. E’ una società che lavora bene pur non avendo grandissime risorse, abbiamo fatto un bel campionato. Mi hanno accolto pur essendo reduce dall’infortunio rimediato al Concordia e ho trovato anche una certa continuità e anche la via del gol. Ho stretto i denti in più di un’occasione perché fondamentalmente non ho mai superato del tutto i problemi fisici che mi portavo dalla Romania, ma l’ho fatto con piacere e con grande professionalità per dare una mano alla mia squadra quando aveva bisogno del mio aiuto. Adesso però sto bene, ho messo l’infortunio definitivamente alle spalle e mi sento meglio di prima».
Hai condiviso tra l’altro questa esperienza prima con Luigi Silvestri e poi con Mauro Bollino…
«Sì, Gigi è andato via a gennaio alla Vibonese mentre Mauro è arrivato durante la sessione invernale. Questo sicuramente è stato un aspetto positivo di questa esperienza, perché ci ha aiutato ad ambientarci al meglio e a vivere questa avventura nel migliore dei modi. Tra l’altro Mauro lo conosco dai tempi dei Giovanissimi del Palermo, siamo grandi amici. Siamo due ragazzi simpatici e scherzosi, e da quando lui è arrivato alla Paganese abbiamo fatto gruppo dentro e fuori dal campo, una componente fondamentale per ottenere grandi successi. Questo aspetto forse un po’ mancava ad inizio stagione ed il fatto che poi si sia venuto a creare questa unione ha aiutato la squadra nell’ottenimento di grandi risultati. Anche Bollino credo avrebbe meritato un futuro migliore. In Primavera ci fu un anno che segnò a raffica, poi però il Palermo al solito lo scaricò in serie C».
Adesso quali sono gli obiettivi futuri di Zerbo?
«Sono ancora giovane, ho 23 anni e non nascondo che sogno ancora la serie A. Oggi vedo i giocatori della massima serie e penso che non c’è quella grandissima qualità che c’era magari qualche anno fa. Penso che lavorando e facendo bene posso ancora realizzare il mio sogno. Il mio obiettivo è quello di fare sempre meglio, di migliorare la mia carriera e concretizzare quei sogni che mi ero creato da ragazzino sette anni fa e che mi sono stati strappati».