Il giornalismo che fa rima con populismo: io sto con Corini stavolta
I lunedì non sono mai facili. Ancora meno se sei l’allenatore del Palermo ed il giorno dopo ti attende la seconda partita di campionato dove tutti si aspettano non solo una vittoria ma anche una prestazione convincente. E’ il lunedì che ha vissuto Corini, svegliatosi di buon mattino sapendo che alle 12 avrebbe dovuto ascoltare per l’ennesima volta le stesse domande nella consueta conferenza stampa pre-gara. Ieri però Eugenio Corini è esploso. Non sappiamo se è stata l’influenza dello stress di inizio settimana o la rassegnazione nel doversi sorbire ogni volta le stesse questioni: il pacato personaggio cui siamo stati abituati a vedere prima nelle vesti di calciatore e capitano e poi in quelle di mister è stato messo da parte in una ventina di minuti nei quali il “Genio” ha mostrato tutta la sua insofferenza sulle continue critiche ed insinuazioni costantemente rivoltegli dal suo approdo lo scorso anno sulla panchina rosanero.
La piazza palermitana è una piazza esigente, pur senza storiche e solide motivazioni: il passato del Palermo infatti dice che, a parte gli anni d’oro della gestione Zamparini il club rosanero non è che abbia mai ottenuto traguardi così prestigiosi. Ma si sa, il tifoso (ed io per primo) desidera sempre il massimo ed è comprensibile. Per tale motivo non contesto le tantissime critiche (a volte forse un po’ troppo esagerate) che arrivano quotidianamente dalla tifoseria che desidera uno spettacolo a livello di gioco espresso migliore di quello visto la scorsa stagione. E’ giustificato dai proclami della società che punta alla promozione, dalla potenza economica dei proprietari del City Football Group e dall’organico costruito che sulla carta (soprattutto con l’arrivo degli ultimi acquisti Henderson e Di Francesco) è uno dei più forti della Serie B. Forse ci vorrebbe un po’ di pazienza in più dato che è stata giocata una sola partita di campionato e che, come detto proprio dall’allenatore, i campionati si vincono nell’arco delle 38 partite: d’altronde anche la Roma e la Lazio nella massima serie si trovano rispettivamente ad un punto e a zero punti dopo due giornate, eppure nessuno si aspetta che in questa stagione retrocedano.
Ciò che invece non comprendo (o che forse comprendo appieno, pur non condividendo) è la campagna distruttiva portata avanti da una buona parte del giornalismo del capoluogo siciliano, difficilmente visto supportare la squadra della propria città se non nei famosi momenti in cui bisogna “salire sul carro dei vincitori” (vedasi per ultimi i playoff di C vinti da Baldini poco più di un anno fa). Ma d’altronde nell’era del web dove la notizia deve essere cliccata, ed il click porta la view, e la view porta denaro, se si vuole campare non c’è soluzione alcuna se non quella più ovvia: scrivere o proporre ciò che il lettore vuole leggere. Diventare populisti.
A Palermo siamo tutti allenatori, direttori sportivi e presidenti quando si parla del Palermo. Buona parte del tifo palermitano, fosse stato ai vertici del club rosanero, avrebbe già esonerato Eugenio Corini la scorsa stagione nonostante egli abbia rispettato gli obiettivi che gli erano stati prefissati: magari non con un gioco spumeggiante, ma la salvezza tranquilla chiestagli è stata raggiunta con l’accesso ai playoff perso solo causa scontri diretti. E’ dunque facile aspettarsi, con tali esigenze e dopo due partite stagionali che al tabellino vedono i rosanero uscire dalla Coppa Italia e pareggiare in doppia superiorità numerica alla prima di campionato, i nuovi #coriniout e le solite critiche da bar. Dunque cosa c’è di meglio per chi campa con le visualizzazioni dello scrivere ciò che il tifoso pensa? Da qui le solite domande punzecchianti, alle volte irritanti in sala stampa.
Io capisco Corini, mi metto al suo posto perché rivedo in lui il mio stesso carattere di una persona che tiene a ciò che fa e che lo fa con compostezza e rispetto, in silenzio, accumulando le critiche e alla fine esplodendo, pur rimanendo composto ed educato. Io sto con Corini stavolta, nonostante non ami la filosofia di gioco che esprime. Sto con lui perché non riceve il supporto che un allenatore dovrebbe avere dalla stampa della città di appartenenza. E supporto non vuol dire non-critica, ma critica costruttiva e non atta ad aizzare i tifosi (con i quali Corini non ha nulla, diversamente da quanto scritto oggi da alcuni giornali che hanno preso nuovamente le parole e reazioni dell’allenatore trasformandole in un “piatto prelibato” per il tifoso a portata di smartphone).
Ma non è una situazione nuova. Anche Zamparini, nel periodo decadente della sua guida e proprio nel momento in cui tutti i tifosi gli inveivano contro, era stato circondato in sala stampa allo stesso modo ed aveva espresso la stessa insofferenza esternata ieri dal tecnico rosanero. Ma ormai è così, internet ha rovinato il giornalismo, che ormai purtoppo fa rima con populismo.