Esclusiva Romeo: «Palermo, a Empoli devi vincere. Che ricordi lo Scudetto vinto con la Primavera, sogno un Palermo di palermitani»
Ci siamo, il primo appuntamento rosanero del 2017 è arrivato: questo sabato alle ore 18 Empoli e Palermo si sfidano al “Castellani” in occasione della diciannovesima giornata di campionato. E’ una sfida importantissima, dove una vittoria da una parte o dall’altra può avere parecchio valore. Chi sicuramente vedrà questa sfida per svariati motivi è Samuele Romeo, palermitano di origine ed uno tra i protagonisti dell’unico Scudetto vinto dalla formazione Primavera nel 2008/09. Il difensore non ha mai vestito la maglia del Palermo in prima squadra ma ha avuto modo di affrontare i rosanero in carriera, proprio con la maglia dei toscani durante la stagione 2013/14. Noi di RaccontiRosanero.it lo abbiamo fatto intervistare per farci raccontare i suoi ricordi in maglia rosa e le sue impressioni sull’attuale momento che sta vivendo la formazione siciliana.
Samuele, partiamo subito con una domanda a bruciapelo: quante chance ha il Palermo di fare risultato contro l’Empoli oggi?
«Questa è sicuramente una partita delicatissima sia per i rosanero che per gli azzurri, una gara davvero difficile per entrambe. Ho giocato al “Castellani” con l’Empoli e posso dire che è qui che questa squadra riesce a dare il meglio di sé. E’ sicuramente una formazione temibile tra le proprie mura e in generale ha dei validi elementi in squadra, che alcuni tra l’altro conosco perché ci ho giocato insieme: parlo ad esempio di Maccarone o Pucciarelli. Allo stesso tempo però i toscani dovranno temere il Palermo, che non andrà sicuramente lì per pareggiare ma per portare a casa i tre punti, unico risultato che in questo momento sarebbe utile. E’ una partita da tripla in schedina, da palermitano con il cuore rosanero ovviamente spero che vinca la mia squadra del cuore».
Tu hai affrontato il Palermo da avversario in serie B vincendo al “Barbera” proprio con la maglia dell’Empoli. In quella squadra, nonostante una categoria inferiore, militavano Dybala, Vazquez e Belotti tra gli altri, ora invece c’è una squadra oggettivamente meno valida. Come ti spieghi questa involuzione?
«Penso che il problema di fondo è che ormai da un po’ di tempo non ci sia più un progetto ben preciso in società . Si pensa solo a portare gente giovane e straniera, trascurando magari i tanti ragazzi del settore giovanile e soprattutto i palermitani. Spesso arrivano giocatori inesperti, che non conoscono il calcio italiano e che necessitano di un periodo di adattamento che può anche essere lungo. I risultati sono quelli che oggi vediamo. Nel tempo questo modo di agire a Palermo si è fatto sempre più spazio. Spero possa tornare un po’ di entusiasmo, adesso vedo che con Corini sia la squadra che l’ambiente si sta risvegliando. Mi auguro che grazie al capitano le sorti dei rosanero possano essere migliori».
A proposito di palermitani del vivaio, tu sei uno dei protagonisti dello storico Scudetto vinto dalla Primavera rosanero nel 2009. Che ricordi hai di quella esperienza?
«Quella è stata sicuramente un’esperienza unica ed un’annata che porterò sempre nel cuore. E’ stata una stagione fantastica, nella quale abbiamo giocato contro tutti a testa alta. Siamo stati grandi sino alla fine, ricordo tutto e custodirò ogni momento sempre dentro di me. Certamente quel grande risultato mi ha dato molto a livello professionale, se oggi sono il giocatore che sono è anche grazie a quanto fatto in quegli anni nel settore giovanile e soprattutto nell’anno dello Scudetto. Ho avuto modo di potermi allenare con gente del calibro di Barzagli, Zaccardo, Tedesco o Amauri, che mi hanno aiutato molto nel mio percorso di crescita. In due occasioni tra l’altro ho seduto in panchina in prima squadra, esperienze che ti segnano».
Sei rimasto legato ai tuoi ex compagni di squadra?
«Sì, un po’ con tutti. Ci sentiamo spesso al telefono, ci vediamo per un’uscita o per una pizza e capita di frequente anche di incrociarci nei campi di gioco da avversari. Il nostro era un gran bel gruppo, non eravamo solamente compagni di squadra ma molto di più, amici. Alcuni di noi si conoscevano anche al di là del fatto che giocassimo insieme, è rimasto un bel legame tra noi perché ci accomuna un risultato importantissimo che ha regalato una grande gioia alla città di Palermo».
Dopo quella vittoria si credeva che in tanti tra voi ragazzi sareste stati promossi in prima squadra, invece a parte qualche eccezione un po’ tutti si sono dispersi. Come ti spieghi tutto ciò?
«Sicuramente le aspettative di tutti noi erano un po’ diverse. A fine stagione siamo stati mandati tutti in prestito in giro per l’Italia a farci le ossa e poi con gli anni è sempre stata meno la fiducia nei nostri confronti ed oggi la situazione è questa. Quello che penso è che a Palermo c’è una strana abitudine, quella di non puntare ai ragazzi del proprio settore giovanile, soprattutto sui palermitani. Vi posso assicurare che giovani palermitani di talento ce ne sono, tuttavia non riesco a spiegarmi perché nessuno riesce a trovare spazio. Sarebbe bello poter vedere un palermitano protagonista in prima squadra con la maglia rosanero».
Tutt’ora questa poca fiducia nei confronti dei propri giovani persiste: gli ultimi casi sono quelli di Bentivegna e Lo Faso, che in una squadra sicuramente non di altissimo livello tuttavia non trovano spazio e probabilmente verranno mandati in prestito in questa sessione di mercato…
«Lo Faso e Bentivegna sono due ragazzi talentuosi, lo hanno dimostrato ogniqualvolta sono scesi in campo trasmettendo anche un certo entusiasmo soprattutto alla tifoseria. Un altro esempio che potrei fare è quello di Sanseverino, che dopo aver fatto diverse presenze in serie A coi rosanero non ha più trovato spazio. Come ho detto prima, spero che in futuro ci possa essere più fortuna per noi palermitani al Palermo. Il settore giovanile raggiunge ogni anno risultati importanti e sono sempre diversi i ragazzi che si mettono in mostra e che meritano una chance: è giusto dare anche a loro una possibilità di dimostrare quanto valgono».
La tua carriera intanto prosegue. Proprio nelle ultime ore ti sei trasferito al Melfi. Come mai è durata così poco la tua esperienza al Mantova?
«Diciamo che non c’erano più i presupposti per continuare il rapporto. Il Melfi si è mostrato interessato nei miei confronti e qui posso nuovamente rimettermi in gioco grazie alla fiducia da loro mostratami. Ovviamente io dovrò impegnarmi al massimo per trovare un posto da titolare, come ho sempre fatto nella mia carriera darò sempre tutto e spero di fare il meglio per la mia nuova squadra».