Esclusiva Carioto: «Grande stagione alla Sancataldese, ma guardo altrove. Palermo? Devo togliermi qualche sassolino…»
Una stagione strepitosa quella appena conclusa per Davide Carioto, attaccante classe ’91 che quest’anno ha prima segnato a ripetizione in Eccellenza con la maglia del Dattilo Noir e poi ha trascinato la Sancataldese verso la salvezza in serie D. Il palermitano, che ha fatto parte della formazione Primavera rosanero che vinse divento Campione d’Italia nel 2009, ha parlato in esclusiva ai microfoni di RaccontiRosanero.it dell’ottima annata trascorsa e della sua esperienza nel vivaio del Palermo, senza risparmiare qualche frecciatina nei confronti del club di viale del Fante.
Davide, cominciamo subito con questa stagione che domenica si è conclusa con la Sancataldese. Possiamo dire che questa è stata la tua migliore annata da quando sei un calciatore professionista?
«Beh, sicuramente in termini di gol realizzati è stata sicuramente una grande stagione. Ho lasciato il Dattilo Noir in Eccellenza da capocannoniere del girone e a San Cataldo ho segnato sei reti in mezza stagione, tutti decisivi tranne quello contro la Sicula Leonzio. Contro il Castrovillari ho aperto il match che poi abbiamo vinto 2-1, contro il Roccella ho segnato il 2-1 finale e col Sersale ho siglato una doppietta. Quattro gol e nove punti. Alla fine è arrivata la salvezza e non posso che essere soddisfatto perché non era facile. Alla Sancataldese mi sono trovato bene, sapevo fosse una piazza calda, con un buon seguito di tifosi. A Pomigliano nonostante la poca importanza della partita ci hanno seguiti in cinquanta. Abbiamo fatto un vero e proprio miracolo sportivo, eravamo una squadra giovane, matricola del campionato di serie D e nonostante ciò siamo riusciti a raggiungere la salvezza. Tuttavia penso che andrò via».
Ci sono già alcune strade che si sono aperte in vista della prossima stagione?
«E’ ancora presto, siamo a maggio e c’è tutta l’estate davanti. Tuttavia non ti nascondo che sono già diverse le squadre interessate alle mie prestazioni. Sono sincero, in Eccellenza so il fatto mio e ho il mio bagaglio di esperienza. Ho 25 anni ed è a questa età che un attaccante inizia a maturare ed io lo sto dimostrando. Già nella scorsa sessione di mercato invernale mezza Eccellenza mi voleva, il Palazzolo che ha poi vinto il proprio girone voleva fare salti mortali per prendermi ma alla fine ho scelto San Cataldo. Per la prossima stagione poco mi importa della categoria. Certo, sarei un’ipocrita a dire che non preferisco una chiamata da una squadra di serie D siciliana o di fuori, ma guardo più all’ambiente e al progetto. Non ho nessun problema a giocare in Eccellenza e sono pronto a valutare qualsiasi alternativa. Non sono i soldi ciò che contano per me».
Tornando un po’ indietro nel tempo, tu hai fatto parte del Palermo Primavera che nel 2009 vinse lo Scudetto. Che ricordi porti di quella stagione?
«I ricordi della mia esperienza in rosanero a dire il vero sono un mix di ricordi belli e altri un po’ deludenti. Sicuramente quell’annata è stata fantastica, vincere uno Scudetto non è cosa di tutti i giorni e infatti abbiamo scritto una pagina importante del Palermo. Io, nonostante fossi uno dei più piccoli, ho saputo ritagliarmi il mio spazio e anche se con un rapporto un po’ turbolento con mister Pergolizzi sono riuscito a fare bene. In particolare ricordo il derby contro il Catania che abbiamo vinto in diretta tv: io entrai al 70′ dalla panchina e dissi: “Ora entro e faccio due gol”. E poi la doppietta arrivò realmente e vincemmo 5-1. Fu sicuramente una grandissima stagione, in squadra c’era uno zoccolo duro formato da gente già grande anagraficamente come Romeo, Cossentino, Temperino e poi tanti giovani dalle buone prospettive. Ricordo come Samuele con il suo fisico dava del filo da torcere a gente che oggi è affermata come Babacar della Fiorentina. A fine gara tutti gli stringevano le mani. Tuttavia ci sono stati degli aspetti non tanto positivi che non dimentico…»
Ad esempio?
«Io e soprattutto i miei compagni protagonisti di quella incredibile impresa avevamo sudato molto per raggiungere la qualificazione alle Final Eight. Poi però nel momento chiave della stagione abbiamo dovuto fare spazio ai vari Hernandez o Mchedlidze. E’ giusto che il Palermo pensasse a valorizzare il proprio patrimonio ma anche noi lo eravamo. Non è stato sicuramente giusto, ad esempio, vedere Giovio in tribuna alle semifinali per un piccolo problema alla schiena, dopo che a suon di gol aveva trascinato i rosanero alle fasi finali. Inoltre ci aspettavamo sicuramente un riconoscimento migliore da parte del club dopo questo traguardo storico. A parte ciò è stata comunque un’importante esperienza, pensavamo partita dopo partita e credo che abbiamo vinto soprattutto perché siamo andati lì alle finali non per vincere ma per divertirci. E questo alla fine ha fatto la differenza».
Come ti spieghi che la maggior parte di quel gruppo alla fine non sia riuscito ad affermarsi nel mondo del calcio?
«Parto da presupposto: giocare in Lega Pro secondo me non è un fallimento. Tuttavia credo che molti ragazzi avrebbero meritato una carriera migliore. Di fatto solamente Mazzotta si è affermato ad alti livelli, giocando in B e vincendo campionati. Anche i vari Romeo, Misuraca, Davì che giocano da anni in serie C stanno avendo una carriera dignitosa. Magari avessi io una carriera come loro. Però sì, penso che avrebbero meritato maggiore fortuna. Guido (Davì, ndr) ad esempio secondo me è parecchio sottovalutato. Conti ha avuto sfortuna, andò al Sudtirol in Lega Pro e subito dopo è tornato a casa. Penso che qui ci colpi un poco la società rosanero, che non ha saputo garantirci il giusto futuro che meritavamo. Ma purtroppo la verità è una: è difficile fare calcio in Sicilia, e a Palermo la situazione non è per nulla diversa».
Hai mantenuto dei buoni rapporti con i tuoi ex compagni?
«Sì un po’ con tutti siamo rimasti legati. Diversi sono miei vicini di casa o hanno alcune attività vicino casa mia, o comunque tra campi di calcio, serate o uscite capita spesso di vederci ed è sempre un gran piacere. Per le festività ci sentiamo sempre, è rimasto un gran bel rapporto di amicizia con tutti: con Testa, con Palmiteri, con Temperino, Corsino. Quella stagione ci ha legati indissolubilmente».