Dal gol alla Juve alla fuga in Georgia: la storia di Mchedlidze, un predestinato dal destino perduto
Empoli-Palermo si avvicina e continua a salire sempre di più l’attesa: sì, perché riprende il campionato e anche perché quella tra le due squadre è un’importantissima partita in termini di classifica. Ma anche per un altro motivo. I rosanero si incrociano nuovamente con Levan, una vecchia conoscenza che durante la sua esperienza biennale in Sicilia fece parlare molto di sé per svariati motivi.
Quella di Mchedlidze è una storia dalle mille sfaccettature. E’ il 30 agosto di dieci anni fa e i rosanero prelevano in prestito oneroso dall’Empoli uno sconosciuto attaccante georgiano che prima da allora non era mai sceso in campo tra i professionisti: era proprio lui, Levan il gigante. Il milione e mezzo pagato da Zamparini (poi diventati successivamente 6.2 milioni di euro) fecero pensare a tutti che il ds toscano Pino Vitale avesse rifilato un pacco alla società rosanero. E in effetti la sua avventura al Palermo comincia in ritardo a causa di alcuni problemi fisici che proprio in passato gli avevano impedito di esordire con la squadra azzurra. Poi però arriva il 5 ottobre 2008 e Mchedlidze diventa inaspettatamente un eroe: siamo allo stadio “Olimpico” di Torino e al 60′ il risultato contro i bianconeri è sull’1-1, alla rete di Miccoli ha risposto Del Piero. Ballardini mette dentro Levan, è la sua seconda presenza dopo l’esordio di una decina di giorni prima. Passano una ventina di minuti e proprio il georgiano viene pescato in profondità da Fabio Liverani: a tu per tu con Buffon Mchedlidze di sinistro mette la palla in rete e segna l’1-2. Il Palermo vince contro la Juventus a Torino dopo oltre 40 anni e il numero 99 (scelto senza alcun apparente motivo) diventa così il più giovane giocatore della storia rosanero a fare gol in serie A (18 anni e 195 giorni). A fine stagione accumulerà nove presenze, e quella contro i piemontesi sarà l’unica marcatura stagionale.
La storia dell’eroe però è ricca di colpi di scena: inizia la stagione 2009/10 e con mister Zenga Levan trova un minimo di spazio in prima squadra: gioca contro la Roma e contro la Lazio, e proprio contro i biancocelesti serve a Cavani di testa la palla del momentaneo 0-1. Poi però arriva il cambio di guida tecnica: con Delio Rossi Mchedlidze non gioca più. Giungono le vacanze natalizie e tutti tornano a casa, anche Levan che si dirige a Tbilisi. Salvo poi non tornare più. Sì, alla ripresa degli allenamenti ci sono tutti, ma non c’è Mchedlidze. Il gigante georgiano è scomparso, non risponde al telefono, è irrintracciabile. Qualche giorno dopo si scopre che è rimasto a casa in Georgia, autoesiliandosi: «Non ne potevo più – dichiarò nei giorni della fuga – sono grato a chi ha creduto in me. Ho deciso di non tornare perché Rossi mi ha detto che non servivo al Palermo e che le mie caratteristiche non si adattavano alla squadra. Che motivo ho di rimanere se devo stare in tribuna?». Così Levan, dalla poltrona del “Barbera” rimane sulla poltrona di casa sua. Fino a fine stagione, quando poi rescinderà il contratto coi rosanero per ritornare all’Empoli che alla fine l’affare lo ha fatto realmente. E Mchedlidze, che da Zamparini era stato definito dopo il gol alla Juve “uno dei più forti centravanti d’Europa in prospettiva”, non solo verrà rinnegato dallo stesso presidente (“Perderò dei soldi, ma non lo voglio più. Può rimanere in Georgia”) ma diventerà “il più grande fallimento in carriera, sia dal punto di vista tecnico che umano” del ds Walter Sabatini.
Ancora oggi Levan veste la maglia dell’Empoli, stavolta con il meno stravagante numero 9. E’ il suo settimo anno in Toscana, senza fughe e senza frecciate: 144 le presenze tra A, B e Coppa, condite da 17 gol. Già tre le reti stagionali, segnati nelle ultime due partite di campionato (doppietta vincente con il Cagliari e un gol nella sconfitta contro l’Atalanta). Uno score che lo ha promosso titolare a discapito di altri ex rosanero più “vecchiotti” come Maccarone o Gilardino. E sabato, alle ore 18, ci sarà proprio Mchedlidze a guidare gli azzurri al “Castellani” contro la sua ex squadra, che lo ha prima amato e poi rinnegato. Dal gol alla Juve alla fuga in Georgia: la storia di Mchedlidze, un predestinato dal destino perduto.