Esclusiva Semprevivo: «Sognavo la A come portiere, ora la sogno come preparatore. Vi racconto la mia scelta di abbandonare il calcio giocato»
C’era una volta un ragazzo coi classici sogni della sua età : un pallone, diventare calciatore e calcare un giorno i campi della serie A. E’ anche il sogno di Carmelo Semprevivo, un ragazzo palermitano che tra il 2000 e il 2008 cresce nel vivaio rosanero inseguendo quel traguardo che rincorre sin dall’infanzia: vestire la maglia del Palermo e far parte un giorno della squadra che ama. Sono però altri tempi rispetto ad oggi, e al termine dell’esperienza giovanile un po’ tutti i ragazzi si perdono per i campi del calcio dilettantistico: è così anche per Carmelo, che prima va a Trapani in serie D, poi finisce in Eccellenza al Ferrandina in Puglia e poi ancora in D all’Ostuni, per poi tornare nuovamente in Sicilia tra Aragona, Enna e Campofranco. Intanto però, pian piano la luce nel sogno di giocare tra i “grandi” del calcio si spegne in Carmelo. Non solo, anche la voglia di fare il portiere (il ruolo che sin da piccolo interpreta Semprevivo) va sempre più affievolendosi: “Non è più il calcio di una volta”, questa la laconica frase di Carmelo, che prematuramente lascia il calcio giocato per dedicarsi ad una nuova avventura, quella di preparatore dei portieri. Una storia particolare, che lo stesso Semprevivo ha narrato ai microfoni di RaccontiRosanero.it.
Carmelo, partiamo subito da una tua emblematica frase: “Non è più il calcio di una volta”. Cosa ti ha spinto a lasciare il calcio a soli 27 anni?
«Beh diciamo che sono diverse le motivazioni che mi hanno portato a prendere questa difficile scelta. In primis un dato di fatto: da piccolo il calcio è prima una passione, poi un divertimento ed infine una fonte di guadagno. Da ragazzi si pensa più a divertirsi, non si ha la concezione che un giorno questo potrebbe diventare il tuo mestiere. Oggi alla mia età devo pensare al mio futuro e il calcio, quello che conoscevo una volta, non esiste più. Prima in D si guadagnava qualcosa, potevi fare il calciatore come primo mestiere. Adesso invece girano pochi soldi, le società non ti pagano o ti pagano molto poco e poi anche a questi livelli non si respira più quel calcio genuino che vedevo con gli occhi innocenti di un bambino. Con dolore quindi ho deciso di appendere le scarpette al chiodo pur avendo un posto da titolare al Campofranco, e di dedicarmi ad una nuova avventura: quella di preparatore dei portieri».
Tu sei già allenatore dei portieri al Campofranco, un ruolo inusuale per un ragazzo della tua età . Come è nata questa idea?
«Innanzi tutto le motivazioni che ho detto prima sono state le più determinanti. Come ho detto devo pensare al mio futuro e continuare a giocare a calcio non mi avrebbe dato nessuna garanzia in tal senso. Poi ho ancora un sogno nel cassetto, quello di arrivare a far parte di grandi campionati come quelli della serie A o della serie B. Non ci sono riuscito da portiere, adesso spero di riuscirci da preparatore dei portieri. Ho avuto modo di conoscere Gaetano Petrelli, un allenatore dei portieri che quando ha ascoltato la mia storia mi ha consigliato di entrare in questo mondo. A gennaio quindi ho iniziato il corso Uefa B a Caltanissetta e ad aprile farò l’esame. Poi andrò a Coverciano per fare il master come preparatore dei portieri, sperando nel frattempo di trovare una sistemazione in una squadra nelle vicinanze».
Quali sono le differenze tra il ruolo del portiere e quello del preparatore dei portieri?
«Sono parecchie. Fare il portiere e il preparatore sono due cose ben diverse. Io ho un mio motto: “Non puoi fare il preparatore dei portieri solo con l’esperienza di essere stato un portiere”. Molti pensano che basta aver fatto l’estremo difensore per anni per poter poi diventare un allenatore di questo ruolo. Ma non è così. I compiti di un preparatore sono tantissimi e difficili, bisogna saper lavorare sulle giuste parti del corpo, capire i punti di forza e i punti deboli dei portieri con cui lavori in modo da poterli fare migliorare. Ci sono delle tecniche e degli esercizi specifici che solo tramite corsi è possibile apprendere. Io lo sto capendo in questi mesi. E’ un ruolo che mi piace tanto, lo sto facendo con grande determinazione e spero possa darmi un futuro».
Tu vieni dal settore giovanile del Palermo. Che ricordi hai di quegli anni e quali sono le differenze con il vivaio che c’è oggi?
«Oggi il settore giovanile rosanero è molto diversi a quello di una decina di anni fa. Ci sono a mio parere alcuni aspetti positivi ed altri negativi che lo differenziano da quel mondo che ho vissuto io. Io ho cominciato da piccolino con il Palermo, ho giocato negli Esordienti, nei Giovanissimi Nazionali da sotto età dove siamo stati vicecampioni d’Italia, negli Allievi fino ad arrivare in Primavera dove ho anche giocato qualche partita e con la quale abbiamo raggiunto le final eight venendo eliminati dall’Inter di Balotelli. All’epoca però le tv ci seguivano poco ed infatti appena terminava il percorso nel settore giovanile, spesso noi ragazzi venivamo disperse nei campi dilettantistici. Oggi invece c’è la fortuna di poter essere osservati dai media nazionali, e capita di frequente che i ragazzi usciti dal vivaio vadano a giocare in Lega Pro. Porto grandi ricordi di quell’esperienza, essendo un grande tifoso del Palermo per me vestire la maglia rosanero era una grandissima emozione. Ho avuto modo di conoscere tanti allenatori che mi hanno insegnato molto da Buffa a Pergolizzi fino a Zangara, un grandissimo preparatore dei portieri che secondo me merita palcoscenici ben più importanti di quelli regionali dove attualmente si trova. Emilio mi ha aiutato molto in quegli anni, se sono quel che sono oggi lo devo anche a lui. E poi coi compagni mi sento ancora spesso, con Curiale ad esempio di recente ci siamo sentiti. Anche lui sta per iniziare il corso Uefa B a Trapani. E’ rimasto un bel ricordo di quegli anni».
Durante l’esperienza in Primavera hai avuto anche modo di allenarti accanto ad un giovanissimo Sirigu. Già riuscivi a intravedere in lui le sue grandi doti da portiere?
«Sì, si vedeva che era un ragazzo che avrebbe sicuramente fatto strada. Lui veniva dal Venezia dove aveva già fatto diverse panchine in serie B nonostante la giovanissima età . Era nel giro della nazionale e della prima squadra, aveva un grande talento e anche con lui Zangara ha fatto un grande lavoro. Mi spiace che oggi stia trovando qualche difficoltà per colpa del Paris Saint Germain e del Siviglia, che lo hanno messo in panchina e gli hanno fatto perdere il posto anche nella nazionale italiana. Spero vivamente che dal prossimo anno possa rimettersi in gioco, è un grande portiere che può fare bene in diverse squadre. Magari lo rivedremo in serie A, lo vedo bene in squadre come Lazio o Torino, dove può nuovamente mettersi in mostra».
Il tuo Palermo oggi naviga in brutte acque, domenica contro il Cagliari c’è una sfida importante in chiave salvezza. Quali pensi siano stati gli errori di questa stagione e cosa pensi del nuovo presidente Baccaglini?
«Andrò contro corrente, ma penso che ancora il Palermo abbia delle speranze di salvarsi, un 35-40% di possibilità a mio parere. Certamente quella contro il Cagliari è una sfida importante, l’Empoli gioca contro la Roma e i rosanero devono approfittare del turno favorevole e accorciare le distanze, anche perché i toscani non hanno nulla di più rispetto al Palermo e poi a fine campionato c’è lo scontro diretto in casa. Secondo me l’errore più grande è stato quello di non dare a questa squadra dei punti di riferimento, degli uomini di esperienza. Erano necessari almeno un giocatore esperto per reparto. Da portiere dico che Posavec è bravo, ma è straniero e troppo giovane e non è facile al primo anno fare bene in un campionato difficile come quello della serie A. Al suo fianco ci voleva un portiere di esperienza che lo facesse crescere al meglio, un Sorrentino per intenderci. Un portiere di esperienza secondo me fa tanto in una squadra, porta parecchi punti nel corso di una stagione e lo ha dimostrato proprio Sorrentino lo scorso anno. Su Baccaglini infine dico che, a prescindere dalla categoria nella quale giocheremo l’anno prossimo, è importante ripartire con una nuova guida in società . A me questo nuovo presidente piace, è giovane e sta portando delle nuove idee che spero possa realmente concretizzare in futuro. Parla anche di centro sportivo, una cosa di cui se ne parla da quando io giocavo negli Esordienti al Palermo e che non si è mai realizzato. E’ importante per i giovani lavorare in un ambiente sereno e costruttivo, senza essere sballotati in altri campi per la città . Spero che questa volta possa essere la volta buona anche per questo».
Da parte della redazione di RaccontiRosanero.it un grosso in bocca al lupo a Carmelo Semprevivo per il prosieguo della sua carriera e per il suo futuro.