Zamparini, il mercante che non sa più vendere
C’era una volta una società calcistica il cui nome era Unione Sportiva Città di Palermo. Tale società , per tanti anni naufragante tra le inferiori e al contempo dignitose serie minori del calcio italiano, venne acquistata da un tale friulano chiamato Maurizio Zamparini, un imprenditore venuto per risollevarne le sorti. Erano tempi floridi, tutto girava in maniera impeccabile come un perfetto ingranaggio: la squadra vinceva, lo stadio si riempiva, i colori rosanero erano ammirati con rispetto, i giocatori volevano venire a giocare sotto l’ombra del monte Pellegrino, i media ne parlavano e chissà , forse anche a qualche altro ricco uomo cominciava a far gola quella eccellente macchina che questo club era diventato.
La ruota girava insomma in quel di Palermo. E non solo per i tifosi, che allegramente assistevano alle fauste sorti della propria squadra del cuore. Anche Zamparini apprendeva con gaudio come le cose andassero bene. Di anno in anno, infatti, il presidente della società rosanero andava sempre più palesando uno spiccato talento per la vendita: ogni anno infatti erano tante le plusvalenze che andavano gonfiando sempre più le casse societarie, derivanti principalmente dalla grande abilità nel valorizzare giovani dall’indubbio talento e nel venderli al miglior offerente. Da Toni a Barzagli, da Amauri a Kjaer, da Cavani a Pastore, da Ilicic a Hernandez, da Dybala a Vazquez e tanti, tanti altri. Una bravura così notevole che con gli anni gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “mercante”.
Ma si sa, ci sono tempi di piena e tempi di magra. E alla fine la “crisi”, quella che un po’ tutti a giro hanno detto di avere, ha colpito anche il Palermo. Nonostante le valanghe di milioni di euro piovute nel corso del tempo. I 42 milioni del “Flaco”, i 40 della “Joya”, i 19 del “Matador”, i 17 del “Mudo” e via dicendo pian piano sono andati persi. Dove non si sa. Ciò che si sa è che il Palermo, ad un punto della sua storia, toccato l’apice ha iniziato ad andare a fondo, ancora una volta. Prima sportivamente parlando: risultati negativi, retrocessioni e tre stagioni in serie B nel giro di cinque anni. Poi anche economicamente. Ed è questo che preoccupa sempre più non solo Zamparini, ma anche tutto il mondo rosanero. L’aria non è più fresca come un tempo e il club necessita di nuovi capitali o di nuovi proprietari.
E così il Palermo viene messo in vendita. In fondo, chi meglio del tale friulano è capace di vendere al miglior offerente una società , visti i precedenti e la fama guadagnatasi negli anni? Eppure, nonostante il cartello vendesi esposto da anni in viale del Fante e ormai ricoperto di polvere, ancora nessuno riesce a fare un’offerta decente. Ci hanno provato da tutto il mondo: gli arabi, i cinesi, i messicani, i russi, altri asiatici e persino gli americani. Nemmeno gli imprenditori di casa nostra sono riusciti a presentare una proposta adeguata. Per ultimo il signor Follieri, che si è ritirato come i predecessori dalle trattative con Zamparini che, di contro, mette in dubbio nuovamente la credibilità del potenziale acquirente. Il mercante, a quanto pare, non sa più vendere. O non vuol vendere. Questo però non lo sapremo mai. Una cosa però la sappiamo: il tempo passa inesorabile, e la forza economica sta per esaurirsi definitivamente. Deve quindi concludersi così la favola del Palermo? Senza un vissero tutti felici e contenti?Â