Storia di un boicottaggio: è 0-7 contro un’Udinese stellare, ma tutta Palermo sta con Rossi
E’ vero, alla fine negli annali rimangono numeri e tabellini. Ma dietro a un risultato spesso si nascondono tante cose che solo chi ha vissuto la partita può conoscere e tramandare. E’ il caso di quell’incredibile 0-7 contro l’Udinese che a guardare lo score finale potrebbe indicare solo una padronanza netta dei friulani. Ed in effetti è stato così. I bianconeri surclassarono in lungo e in alrgo i rosanero. Ma c’era anche dell’altro, un qualcosa che un semplice risultato mai potrà raccontarci.
E’ il 27 febbraio del 2011 e al “Barbera” è una giornata di festa: gioca il Palermo. Sì, perché a quei tempi era veramente una gran gioia andare allo stadio: era il Palermo di Ilicic e Pastore, di bomber Miccoli, degli instancabili Cassani e Balzaretti, delle geometrie millimetriche di Liverani. Era il Palermo di Delio Rossi, che da oltre un anno regalava spettacolo a tutta la serie A. Tuttavia a volte forse non basta divertire la gente, guadagnarsi gli elogi del mondo sportivo, trasformare una squadra in un forziere pieno di gioielli dal valore milionario. Sicuramente non bastava al presidente Zamparini, ormai da qualche settimana ai ferri corti con il suo tecnico. Tante le critiche, forse troppe: i rosanero avevano perso quattro delle prime sette partite del girone di ritorno, è vero, ma ne avevano vinte tre (tra cui con la Juventus in casa) e soprattutto erano arrivati in semifinale di Coppa Italia e a due sole partite da una partita storica. Eppure il numero uno di viale del Fante sbottava, voleva di più. Tutto lecito, forse però un po’ troppo esagerato. Probabilmente un attacco di gelosia da parte del patron, per la prima volta dopo anni oscurato da un allenatore osannato da tutta la tifoseria. Sta di fatto che la gara contro l’Udinese diventa un vero e proprio banco di prova dove il mister è il principale uomo sotto esame.
Quella che arriva nel capoluogo siciliano è un’Udinese in forma, che ha in Di Natale l’arma in più e in Sanchez l’asso nella manica. E’ già una gara difficile, alle quali il Palermo però è comunque abituato. Eppure, nessuno si aspettava quel che sarebbe successo di lì a poco. Inizia la partita ed è subito dominio bianconero. Nemmeno un quarto d’ora e i siciliani sono già sotto di un gol grazie ad una zuccata di Totò. Ma è solo l’inizio. Poco più tardi Sanchez risolve una mischia in area e raddoppia, poi segna la sua seconda rete in un quasi assurdo contropiede a poco meno di mezz’ora di gioco: il cileno è solo fin dalla linea di centrocampo, corre verso Sirigu indisturbato, lo ipnotizza con un paio di finte e saltandolo insacca a porta vuota lo 0-3. C’è spazio per il quarto e il quinto gol, ancora del numero 10 e del numero 7, e per l’espulsione di Bacinovic che lascia i rosanero in dieci. Finisce il primo tempo e il Palermo è sotto di cinque reti. Ma non c’è un solo fischio al “Barbera”, solo applausi per gli avversari e tanti visi pensierosi. L’idea generale è che al di là della supremazia dei friulani ci sia qualcosa che non va. Sembra quasi un boicottaggio, perché di fatto l’undici rosanero sembra non essere entrato in campo almeno mentalmente. L’impressione è che ci sia qualcosa dietro che vada oltre gli schemi tattici. I giocatori stanno difendendo il proprio allenatore in maniera atipica. Sembra quasi vogliano procurargli l’esonero, e non per andare contro chi li ha guidati negli ultimi mesi, bensì per sostenerlo in un periodo in cui le troppe critiche hanno probabilmente fatto esaurire tutte le motivazioni di restare alla guida dei rosa. Vogliono dimostrare al loro presidente che non c’è futuro senza Rossi. E come dei figli che difendono il loro padre, così sembra essere in quello strano Palermo-Udinese che poi si concluderà con altre due reti in favore degli ospiti (manco a dirlo, di Di Natale e Sanchez, quest’ultimo travolto dagli applausi del pubblico palermitano al momento della sua sostituzione) e con un’altra espulsione (quella di Darmian). Sono sette.
Inevitabile l’esonero di Rossi, che viene sostituito da Serse Cosmi. Ma arrivano altre tre sconfitte in quattro partite, l’ultima dolorosa contro il Catania (4-0). E’ evidente, quel Palermo sta ancora con Delio. E così anche tutta la città e i tifosi. Zamparini non può far altro che richiamare il vecchio allenatore che aveva cacciato via, che poi conquisterà un posto in finale di Coppa Italia e regalerà (seppur perdendo) un’ultima serata di calcio spettacolo prima di salutare chi lo ha amato per una stagione e mezza.