Mirri e Di Piazza litigano e a Palermo si risvegliano tutti paranoici…di nuovo
Era troppo bello per essere vero. Tutto idilliaco. E la palermitanità . E le vittorie. E il primato in classifica. E i quindicimila spettatori fissi. E la (probabile) promozione in serie C. Dall’estate del 2019 il nuovo Palermo marcia verso il ritorno tra i professionisti, alla ricerca di quell’orgoglio perso negli ultimi anni e definitivamente polverizzato con il fallimento della vecchia società . In questo cammino fin qui trionfante, due gli uomini a guidare la carovana: Dario Mirri e Tony Di Piazza, mano nella mano. O almeno fin sotto le telecamere. Dietro le quinte invece…
A campionato ormai concluso per cause di forza maggiore, è arrivato il tempo in casa rosanero di fare il bilancio della prima stagione e di pianificare il futuro in vista della prossima. Ed è proprio durante il CdA che sono venuti a galla i dissapori interni: l’italo-americano si dimette dal ruolo di vice-presidente, poi con una serie di “comunicati” su Facebook prova a spiegarne le motivazioni, talvolta anche in toni accusatori verso la controparte, salvo poi autocensurarsi con l’eliminazione dei post in questione. Dall’altra parte, oltre alle parole sempre diplomatiche dell’ad Sagramola, Mirri ha preferito il silenzio, un po’ come in tutto l’arco della sua presidenza fino ad ora.
Diversi i punti di scontro, tanti i pomi della discordia. E il popolo del web come sempre ha iniziato a formare le consuete fazioni: da una parte i difensori dello zio Tony, che genuinamente e con la sua apparente ingenua schiettezza ha saputo farsi amare da molti tifosi grazie soprattutto alla sua attività nei canali social; dall’altra i sostenitori del palermitano, conquistati dalla sua determinazione nel non fare polemica e nel suo cuore a tinte rosanero. C’è infine un’ultima corrente, quella dei tifosi che non hanno mai creduto ad entrambi i patron del Palermo, reputati non all’altezza del compito di portare la squadra ai livelli che merita, prettamente per l’assenza di una reale potenza economica alle loro spalle.
Insomma, c’è chi sostiene che Mirri è senza picciuli, c’è chi dice che è Di Piazza a non avere i “dollari”, e ce chi infine crede che entrambi non abbiano una lira in tasca. In ogni caso sono davvero pochi, a tastare l’aria che si respira nel mondo del web, a credere che questa società possa avere un futuro a lungo termine. Iniziano a nascere le prime teorie: altri imprenditori dietro ai due attuali proprietari, tanti anni di anonimato nelle serie minori, un possibile nuovo fallimento alle porte e addirittura qualcuno butta nella mischia nuovamente quel nome: Zamparini.
In poche parole la città di Palermo si è risvegliata paranoica. Di nuovo. E d’altronde tra smantellamenti, retrocessioni, trattative fittizie, gli arabi, Baccaglini, gli inglesi, i cinesi, i messaggini al cellulare, i palloni in campo, i “mi vedete preoccupato”, le pec non inviate e il fallimento, come può il tifoso rosanero non essere affetto da paranoia? E’ la storia degli ultimi anni che lo ha reso così, costantemente psicotico e convinto che il male perseguita questi colori.
Di complotti probabilmente non ce n’è. Si tratta di normali incomprensioni tra due parti che hanno un modo di agire completamente opposto e che forse sono destinate a separarsi. Noi tifosi, al tempo stesso, dovremmo iniziare a curare questa patologia che è sì difficile da sconfiggere ma non impossibile. Il trattamento? Farci cullare dall’amore verso il Palermo e ricominciare a parlare di ciò che ci compete: il calcio giocato.