Lettera ad Andrea Accardi
Io ed Andrea non siamo mai stati amici, anche se per certi versi l’ho sempre considerato come tale. Per lui ho da sempre coltivato un sentimento di affetto e di ammirazione. Ricordo quando nel 2013 iniziai a seguire la formazione Primavera ogni domenica dal vivo e sulla fascia destra della linea difensiva c’era lui. Ogni partita allo stadio “Comunale” di Santa Flavia era una battaglia per Andrea: macinava chilometri, si scontrava con gli avversari e non tirava mai indietro la gamba. Un’altra costante era quella fascia al braccio che lo rendeva già a quei tempi il capitano dei rosanero.
Ho sempre avuto a cuore i ragazzi cresciuti nel vivaio del Palermo e ho sempre desiderato per loro che il sogno di vestire la maglia rosanero da calciatori professionisti potesse per loro un giorno realizzarsi. Nel maggio del 2017 Accardi giocava la sua seconda stagione in prestito e col Modena conquistava la salvezza mentre il Palermo retrocedeva in Serie B. Pensai che nella disgrazia sportiva del momento forse ci poteva essere quella tanto ambita opportunità per quel ragazzo palermitano di giocare ancora una volta per i rosanero, stavolta tra i “grandi”. Lo chiamo e tra un commento e l’altro sulla sua esperienza con gli emiliani arriviamo a parlare della possibilità di essere richiamato dal Palermo. Andrea è super speranzoso e felice ed ancora una volta non nasconde il suo grande sogno di giocare al “Barbera”. Avrò sentito dire quelle parole decine di volte da diversi ragazzi, quelle di Andrea però sono sincere, piene di sentimento e con quel filo di emozione al solo pensiero che quel desiderio potrebbe un giorno realizzarsi.
Alla fine Andrea viene convocato in ritiro da mister Tedino, in Carinzia per un tempo in amichevole vestirà anche la fascia di capitano e otterrà la conferma in rosanero. Ad agosto poi esordirà ufficialmente in Coppa Italia contro la Virtus Francavilla e la sua vita in maglia rosanero prende nuovamente inizio. Giocherà otto partite quella stagione e sarà seduto in panchina durante lo scempio della finale playoff contro il Frosinone. Andra poi sarà ancora lì anche quando il Palermo definitivamente chiudeva i battenti e veniva dichiarato fallito nel giugno del 2019. E qualche settimana era ancora là, a firmare il contratto con la nuova società rosanero che ripartiva dalla D, emozionato come un bambino al primo contratto e con poche ed importanti parole: “Ho un’enorme responsabilità, quella di riportare il Palermo dove merita”. Le dice senza paura ma con tanto orgoglio. Andrea in quel momento veste i panni di tutti quei tifosi del Palermo che nonostante la categoria rimangono al fianco della propria squadra. Andrea come la fede di tutti i tifosi rosanero non era fallito, non era retrocesso.
Accardi contribuirà alla promozione tra i professionisti e giocherà gran parte della prima stagione in Serie C. Lo scorso anno per un infortunio inizialmente non troverà spazio salvo poi rendersi ancora una volta protagonista nella seconda metà di stagione con Baldini fino alla prima partita contro la Triestina dove si farà male. Ma la promozione in Serie B è anche sua. Quest’anno, a causa proprio dei problemi fisici che in realtà non lo hanno mai abbandonato nel corso della sua carriera, non è ancora sceso in campo e probabilmente non lo farà più. Almeno non con la maglia rosanero. Il prestito al Piacenza è ormai cosa fatta, poi il contratto con il Palermo scadrà a giugno ed è difficile che possa essere rinnovato.
L’esperienza ma soprattutto il sogno di Accardi dunque si conclude. Quella però tra Andrea ed i colori rosanero è stata una bella storia ed i tanti amanti del Palermo l’hanno riconosciuta intravedendo in quel ragazzo con la maglia numero 4 un eroe cittadino, un capitano che meglio di tutti gli altri compagni di squadra ha capito cosa significasse vestire la maglia della città che si ama.
Un grosso in bocca al lupo ad Andrea Accardi per il prosieguo della sua carriera, con la consapevolezza che il tuo amore per il Palermo non si spegnerà mai. Grazie per averci rappresentati e per aver contribuito a raggiungere quell’obiettivo che tre anni e mezzo fa ti eri preposto: riportarci dove meritavamo.
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